“Tolo Tolo” è una commedia dotta, dal riso amaro. Per il suo esordio alla regia Checco Zalone sceglie un film d’autore. Non si ironizza sull’italiano medio come nei suoi precedenti lavori, ma si mette alla berlina una nazione intera. Dove è sparito il senso della famiglia, dove il denaro è tutto, conta solo l’apparire.
E la politica ha giocato un ruolo chiave in questi anni, appiattendo il paese dal punto di vista del dibattito culturale, gestendo male la res pubblica tra tasse e burocrazie, non essendo in grado di risollevarci da questo ventennio di impasse. Geniale poi la definizione di fascismo, vista come malattia che può essere curata solo dall’amore.
Tutt’altro che un film sull’immigrazione, come aveva lasciato intendere dal trailer che ha fatto gridare al razzismo. Le vicende africane sono solo un pretesto. L’uscita dalla sala è triste, ci si rende conto di che fine abbiamo fatto, grazie all’iperbole che forse è più felice un bimbo africano che scappa dalle bombe che uno di noi col cellulare scarico.