Quest’anno ci è andato vicino, ma si tratta soltanto di un appuntamento rimandato quello tra Ryan Gosling e la statuina dell’Oscar. Sguardo affascinante e carismatico, è tra attori under 40 più promettenti del panorama mondiale e, sebbene in tanti l’abbiano apprezzato per la prima volta nei panni del pianista jazz di “La La Land”, vanta già una carriera da Walk of Fame.
Quando vidi “Il sapore della vittoria” in tutta sincerità manco lo notai, nel 2000 era giovanissimo ed interpretava un giocatore di football. Cambio di registro e dopo appena un anno è uno skinhead ebreo in The Believer, vincendo il Gran Premio della Giuria al Sundance Film Festival come miglior attore. Struggente, romantico, appassionante, in “Le pagine della nostra vita” del 2004 mi ha convinto che ne aveva di stoffa. Da quel momento in poi la sua carriera ha una accelerata. È un professore di storia tossicodipendente in “Half Nelson”: la sua interpretazione gli vale una candidatura come miglior attore protagonista agli Oscar.
Uno scontro tra generazioni nel giallo “Il caso Thomas Crawford”, nel quale tiene abilmente testa ad un mito come Anthony Hopkins. Dopo è nel paranoico “Stay – Nel labirinto della mente”, al fianco di Ewan McGregor e Naomi Watts. Ma confermare il suo talento poliedrico c’è la commedia nera “Lars e una ragazza tutta sua”, un film da non perdere, inusuale, triste e divertente allo stesso tempo, che gli vale una meritatissima nomination ai Golden Globe. Tutti lo vogliono. Da Clooney (“Le idi di marzo”), passando da Cianfrance (“Blue Valentine” e “Come un tuono”), per finire nelle mani di Refn che lo dirige in “Drive” e “Solo Dio Perdona”. In quest’ultimo film, un capolavoro violento e surreale, Ryan mi ha fatto impazzire, una maschera di teatro, impassibile ma estremamente empatico.
Oramai viaggia ad una media di due film all’anno, tutti connotati da cast stellari. Come “La grande scommessa” di Adam McKay con Christian Bale, Steve Carell e Brad Pitt, e “The Nice Guys” di Shane Black con Russell Crowe. E poi eccoci a “La La Land” con Emma Stone (già affiancata nel 2011 in “Crazy, Stupid, Love”), record di incassi e di premi che gli varrà “soltanto” un Golden Globe come miglior attore in un film commedia o musicale. Ci avrà preso gusto a cantare, d’altronde è il frontman dei Dead Man’s Bones band, tant’è che ha accettato l’invito di Terrence Malick per “Song to Song” prossimamente al cinema. In questi giorni è sul set di “Blade Runner 2049”, sequel diretto da Villeneuve dove sarà l’agente K. Scommettiamo che prima o poi lo vince l’Oscar?