Prima di “Kiss Kiss Bang Bang” era per me un attore anonimo. Tante apparizioni al cinema, molti filmacci. Credo che quella pellicola del 2005 abbia segnato una svolta nella carriera di Robert Downey jr, una gemma tra noir e buddy movie (se non l’avete mai visto vi consiglio di recuperare). Vero è che nel 1993 ottenne una candidatura agli Oscar come miglior attore per “Chaplin”, ma la sua natura, le sue caratteristiche sono venute allo scoperto da quel momento in poi. Ironico, buffoncello, quasi altezzoso, un personaggio che gli viene bene. Qualche sfumatura l’avrà senz’altro presa dal suo vissuto, un’infanzia nell’arte, un trascorso da tossicodipendente.
Il piccolo Robert nasce in una famiglia impregnata di cinema e, come vuole la tradizione newyorchese, assolutamente multietnica quanto ad origini. Suo padre è il noto regista Robert Downey sr, di discendenza irlandese e, anche, ebrea. Il suo vero cognome è, infatti, Elias, mentre Downey deriva da quello del nonno. Sua madre invece si chiama Elsie Ford, anche lei attrice, discendente da una famiglia di migranti per metà tedeschi e per metà scozzesi. Ha una sorella più grande il cui nome è Allyson. Nel 1970, all’età di cinque anni esordisce al cinema in un film girato da suo padre, “Pound”. A dieci anni poi, abita per un breve periodo a Londra, prendendo anche lezioni di danza classica. Nel 1976, quando ha undici anni, vede i suoi genitori divorziare, evento che non manca di avere ripercussioni su di lui. Abbandonò la scuola a 17 anni e tornò a New York per dedicarsi anima e corpo al cinema.
Fino ai 30 Robert Downey Jr. girò oltre 40 film, degni di nota però solo il già citato “Chaplin”, “America oggi”, “Natural Born Killers”. Poi iniziarono i guai. Nel 1996 infatti, l’attore viene arrestato per guida in stato di ubriachezza e possesso di eroina. Viene mandato in un centro di riabilitazione, per la prima volta nella sua vita. L’anno dopo, nonostante tutto, è nel cast di “U.S. Marshals – Caccia senza tregua” con Tommy Lee Jones, ma la libertà vigilata gli dà molti problemi durante il lavoro e la produzione lo costringe a continue analisi del sangue. Fino al 1999, Downey si complica la vita con azioni illegali, come quelle di non presentarsi ai controlli periodici del sangue: venne arrestato per poi essere rilasciato un anno dopo.
Ecco poi quel “Kiss Kiss Bang Bang” con il quale è rinato, un film che gli è servito a riprendersi la sua credibilità artistica. Inoltre, nell’agosto del 2005, il ripulito Downey Jr. sposa la produttrice Susan Levin. Da quel momento in poi si dedicherà anima e corpo alla carriera, alla disciplina del kung fu, allo joga. Non ne sbaglierà uno. Nel 2007 è in “Zodiac” di Fincher e nel primo (di una lunga serie) di “Iron Man”. Poi è il turno di “Tropic Thunder” di Ben Stiller che gli valse la seconda candidatura agli Oscar, stavolta come non protagonista. È il suo momento. Nel 2009 Guy Ritchie lo vuole come protagonista in “Sherlock Holmes” ed è al fianco di Jimmy Foxx nel “Solista”. Negli ultimi tre anni non ha mai svestito l’armatura del supereroe della Marvel, ora è sul set di un biopic dedicato al truffatore John Brinkley e lo vedremo di nuovo nel terzo capitolo dell’investigatore inglese e nei panni del Dottor Doolitle. Il metro del suo successo? I suoi incassi nel 2017: ben 48 milioni di dollari. Quasi come Tony Stark.
(articolo pubblicato su Pink Life)