Prendete Bisio. Impiantatelo “al Sud”. Affiancategli un campano (Matano). Et voilà, la commedia è servita. “Ma che bella sorpresa” di certo si vuole infilare dietro la scia dei “Benvenuti” e magari anche dietro “Si accettano miracoli” e, facendo leva sulla dicotomia Milano-Napoli, punta a vincere al botteghino.
Alessandro Genovesi si trova dinnanzi al “pacchetto” creato dalla “Colorado Film” e si districa con maestria raccontando una storia gradevole, ispirata ad una commedia brasiliana del 2009 “A Mulher Invisivel”.
La pellicola narra il trauma da abbandono che vive Guido (Claudio Bisio), romantico sognatore e professore di letteratura al liceo, quando la sua fidanzata lo molla per uno skipper belga. Paolo (Frank Matano, una bellissima sorpresa, finalmente in un ruolo che può esaltarne le capacità) è il suo migliore amico e farà di tutto per aiutarlo ad uscire dalla crisi. Guido sembra superare il momento difficile quando incontra Silvia (Chiara Baschetti, troppo rigida ma perdonabile perché alla prima esperienza), sua nuova vicina di casa. Silvia non è solo bellissima, ma si intende di sport, tifa per la sua stessa squadra, ama girare per casa in lingerie e apprezza tutti i piccoli romantici gesti che Guido ama fare, tanto da spingerlo a chiederla in sposa.
Ma con un pizzico di cinismo “Ma che bella sorpresa” ci farà comprendere che forse la donna perfetta esiste solo nell’immaginazione. Ed appunto Silvia è il frutto della fantasia del protagonista. Per questo Paolo inviterà in città i “milanesissimi” genitori di Guido: Renato Pozzetto ed Ornella Vanoni. Eccezionali. Una vera chicca. Lei riuscitissima sopra le righe, è una mamma chioccia e sui generis. Lui pacato, con mimica minimale riesce a suscitare ilarità. Nella vicenda irromperà la bella Giada (Valentina Lodovini, in parte, convincente), vicina di casa (per davvero) romantica e innamorata segretamente di Guido.
Con una prova matura, quasi esaltante, riesce a cogliere tutte le sfumature del suo personaggio. Ci fa ridere, sognare, disperare, tutto con moderazione (d’altronde è una commedia) ma facendo leva sulle sue doti attorali (già note quindi inutile dilungarsi), canore (si è dovuto cimentare con Carosone) e da mimo (apprezzabili nelle scene con la donna invisibile).
Fa da sfondo una bella Napoli, un po’ da cartolina, un po’ senza tempo. Con la cinepresa Genovesi si incunea nelle viscere della città toccando i Quartieri Spagnoli, via Tribunali, fino a regalare un magnifico primo piano al Pulcinella di Lello Esposito situato in vico Fico al Purgatorio. Le donne sono per lo più popolane, parlano in dialetto, vestono demodé. I mercati sono vivi, colorati e coloriti, invogliano ad addentrarvisi.
Nell’aria si ascoltano pezzi di storia musicale partenopea. Si parte con “O Sarracino”, si passa a “Chella llà” e “Malafemmena” per poi finire con “Je so pazzo” in un’ultima inquadratura che domina Napoli mostrandone il suo splendore. Novantuno minuti di piacevole evasione.