“Il nome che mi hai sempre dato” si basa su una storia realmente accaduta, di profonda bellezza: la bellezza della malinconia, dell’amore, della morte, del dolore, del ricordo. Il film breve, prodotto da Paradise Pictures in associazione con An.Tra.Cine Produzioni, Alfiere Productions e Social World Film Festival e con il sostegno di Rai Cinema Channel, racconta la storia un vedovo anziano che porta tutti i giorni con sé la foto incorniciata della moglie, si siede sul muretto guardando il mare di Gaeta e rimane in silenzio. «Un gesto profondo e commovente – così l’autore Giuseppe Alessio Nuzzo – che mi ha spinto a scrivere e rielaborare la sua storia, per poterla portare ancora di più nelle case e nei cuori delle persone, una storia dimenticata ma indimenticabile».
L’opera, girata sia in formato verticale che in orizzontale, vede come protagonista Mariano Rigillo affiancato da Anna Teresa Rossini, Marco Rosso Cacciapuoti e Fabiola Dalla Chiara, e verrà proiettata alle ore 21 del 22 e del 23 settembre in Piazza del Popolo a Roma per il concorso Vertical Movie. «Abbiamo deciso di girare questo film breve nel doppio formato – spiega il regista – in modo tale da rendere fruibile la storia e le immagini sia a chi lo guarderà attraverso il mezzo tradizionale come cinema e televisione in orizzontale, ma anche a chi è oramai abituato a visionare filmati sul proprio smartphone in verticale».
Un ritorno alla regia per Nuzzo dopo il fortunato “Lettere a mia figlia” con Leo Gullotta che gli è valso la vittoria del Giffoni Film Festival, una menzione speciale ai Nastri d’Argento e oltre 60 premi in tutto il mondo. Classe 1989, è direttore generale del Social World Film Festival, Mostra Internazionale del cinema Sociale, ha al suo attivo diversi documentari ed ha esordito al cinema nel 2017 con il lungometraggio “Le verità” conFrancesco Montanari, Nicoletta Romanoff, Fabrizio Nevola, Anna Safroncik e la partecipazione di Maria Grazia Cucinotta.
SINOSSI Un racconto d’amore infinito, un viaggio nel passato, un uomo prigioniero del suo spazio umano, orizzontale, terreno. Deciso a partire, attraverso i ricordi, verso un nuovo ed inesplorato “punto di fuga”.
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