Ha esordito giovanissimo Adelmo Togliani, tra recitazione, regia e sceneggiatura. Un cammino illuminato dai consigli di papà Achille, grande cantante e attore dagli anni ‘50 in poi. Oggi presiede un’accademia che prende il suo nome e prepara un documentario sulla sua vita con materiali inediti.
Un lavoro che mostrerà una parte poco conosciuta di suo padre…
«Parlerà dei suoi esordi come attore. Tornò al cinema dopo i successi canori e i fotoromanzi. Utilizzerò il materiale di repertorio, lui amava riprendere tutto con la sua Paillard 16 millimetri. Ho oltre due ore di girato, tutto restaurato, tra cui una chicca: mio padre e Marilyn Monroe in un incontro al consolato italiano di New York. Ci saranno anche le immagini del film “Luna nova”, con una diciottenne Virna Lisi, il contratto, il copione, le foto di scena, poster pazzeschi. Iniziamo ora il montaggio, io e Daniele Di Biasio abbiamo scritto la sceneggiatura e firmiamo la regia. Si intitolerà “Sono Achille Togliani e volevo fare l’attore”».
Quali gli insegnamenti che porti con lei?
«In primis l’approccio disciplinare a questo mestiere. Era molto rigido e arido di consigli, ma se lo sapevi ascoltare riuscivi a cavarne il massimo. Negli anni, tutto quello che ho fatto mi arrivava da regole non dette da lui. E poi la goliardia, una comicità mai volgare, l’entusiasmo della vita e delle cose».
E ha riportato tutto ciò nell’Accademia…
«Sì, un centro di formazione per il lavoro. I saggi sono veri e propri spettacoli, per papà andavano presi seriamente, non erano una gita. Abbiamo ordini del giorno molto rigorosi, è dottrina ferrea per arginare la deriva dilettantistica, un baluardo del professionismo. Quest’anno ricorrono i 30 anni dalla sua fondazione e oggi è anche un centro di produzione audiovisivo e teatrale, attività nella quale coinvolgiamo i nostri allievi. Non abbiamo più una sede fissa, ma di anno in anno ne apriamo di temporanee in altre strutture dove portare i nostri corsi».
Quando ha capito che avrebbe fatto questo mestiere?
«Sin da subito ho preso molto seriamente questa attività. Iniziai quasi per caso, a 16 anni, seguendo i corsi dell’accademia su invito di mio padre. Nonostante fossi uno dei migliori della classe, non ricevetti mai un suo complimento (ma poi ho scoperto che, quando si confrontava con gli amici, mi riempiva di complimenti). Un giorno, durante uno spettacolo, entrai nei camerini e lo vidi mentre parlava con mia madre: “Stasera Adelmo ha sbracato”. Lì ho capito che questa era la strada giusta. E’ venuto a mancare tre mesi dopo il mio primo film».
Ci racconta un episodio off della sua vita?
«Ho esordito conducendo una serata di recital in scena con mio padre e i miei compagni di corso più grandi di me. Una sera prendemmo appuntamento, avevo 18 anni, indossavo lo smoking e arrivai con cinque minuti di ritardo. Non trovai nessuno, ci rimasi malissimo, tornai a casa e aspettai il loro rientro. “Così impari a stare al mondo”, mi disse mio padre. Fu una grande lezione di vita».