«Nel 1980 ho avuto una malattia e il medico mi disse che avevo quattro o cinque anni di vita. Per fortuna si era sbagliato, ma da allora decisi che dovevo fare tutto quello che volevo. Lì per me è scattato un altro modo di vivere e il cinema è diventato il mio sostitutivo della realtà».
E questa vita Gabriele Salvatores l’ha dedicata proprio al cinema, non senza rimpianti. «Non ho mai avuto figli perché ho sempre pensato di non aver tempo per dedicarmi a loro poi scopri che un film lo giri ma non puoi averlo mai tra le braccia come un figlio».
Il regista si è raccontato in una masterclass al Bifest, in occasione della premiere del suo nuovo film “Il Ritorno di Casanova” dal 30 marzo in sala con 01 con Toni Servillo e Fabrizio Bentivoglio, prodotto da Indiana Production con RAI Cinema, BA.BE Productions ed EDI Effetti Digitali Italiani.
Ecco il trailer
«Fare cinema è comunque qualcosa che non puoi fare da solo un po’ come nella vita: non puoi vivere da solo. La cosa poi straordinaria è che quello che pensi nella tua cameretta e che scrivi diventa spesso qualcosa di incontrollabile sul set se non sei pronto. Il primo giorno ti trovi 60/70 persone che attendono di capire come muoversi, la presenza del loro lavoro sul set, quell’energia che si innesca, fa sparire il terrore e succede per me dopo il primo giorno di ogni mio nuovo set. Io sono stato fortunato ho iniziato con un film dove avevo la fortuna di avere Dante Spinotti. Avere al fianco professionisti è importante».
La costruzione del film la concepisce come andare in analisi. «Il film poi ha una fase indispensabile quella del montaggio, è la stessa fase di quando vai dall’analista, che ho frequentato in passato, si chiama in analisi “organizzare il materiale” e cosi’ anche al montaggio non sai mai esattamente la strada che prenderà il girato».
Non poteva non soffermarsi a lungo sull’Oscar vinto nel 1991 per quel meraviglioso “Mediterraneo”. «Non so se lo meritavo davvero. È stata un po’ una botta di fortuna, mi ha andata bene, un po’ come morso del ragno che ti fa diventare da un momento all’altro Spiderman. Ero esattezza uguale al giorno prima, ma la gente ormai da me si aspettava tutt’altro. Ho usato così questo particolare superpotere per fare film che in Italia non ti lasciano mai fare. Una cosa che mi ha permesso sempre più di alzare l’asticella della mia creatività. Infatti, chiesi a Cecchi Gori di fare un film di fantascienza: ecco “Nirvana”».
Salvatores ha poi aggiunto delle cusiosità sulla statuetta d’oro. «Intanto l’Oscar del film straniero lo deve ritirare il regista da solo sul palco, non puo’ rivenderlo se non al prezzo di 10 dollari all’Academy e in caso di mostre deve portarlo lui stesso. Io così per anni non l’ho neppure tenuta in casa, l’avevo messa in banca. Solo da poco l’ho collocata sulla mia libreria. È molto pesante ed è così perfetta per fare da sostegno ai libri».
Ora torna al cinema, col suo film più intimo, il suo “8 1/2” perché parla di una crisi personale. Se in Fellini il Guido Anselmi interpretato da Mastroianni aveva una crisi di creatività che poi gli portò a realizzare un capolavoro, quella di Leo Bernardi (Servillo) invece è una crisi di mezz’età e decide di incentrare il suo nuovo e ultimo film sul Casanova di Arthur Schnitzler.
Scritto con Umberto Contarello e Sara Mosetti, il film viaggia su due piani: nel bianco e nero c’è il regista a lottare con i suoi demoni, a colori le scene del suo nuovo film in costruzione. Nel cast anche Sara Serraiocco, Natalino Balasso, Alessandro Besentini, Bianca Panconi, Antonio Catania, Marco Bonadei, Angelo Di Genio, Sara Bertelà, Elio De Capitani.
(articolo pubblicato su WoooW Mag)