Incredibili doti attorali ed una bellezza che hanno incantato persino Hollywood. Franco Nero, ultimo grande divo del cinema italiano, compie oggi 75 anni. Il suo nome è legato a personaggi immortali come l’ispettore in uno dei cult dei gialli all’italiana come “Il giorno della civetta”, che gli valse anche un “David di Donatello” nel 1968, e il pistolero nello spaghetti western “Django”, datato 1966. Quest’ultimo ruolo è rimasto impresso anche nella mente di un regista del calibro di Quentin Tarantino che l’ha voluto nel cast del remake (“Django Unchained”) definendolo «la più grande star del cinema degli Anni 60 e ’70, insieme a Clint Eastwood e Charles Bronson». E poi tanti film con i più grandi registi della storia.
Una vita spettacolare tra flirt con le più belle attrici di Hollywood ed una grande storia d’amore con Vanessa Redgrave. Cene con principesse, re e capi di Stato. Vive tra l’Inghilterra, l’America e l’Italia. È una star conosciuta in tutto il mondo, per assurdo è molto più celebre all’estero di quanto non lo sia nel nostro Paese.
Io l’ho incontrato due anni fa. Semplice e carismatico, senza schemi. Si presentò al Social World Film Festival con una lunga camiciola bianca. E con grande forza esclamò senza timore che «in italia per lavorare devi far parte delle piccole “mafiette”. Se non fai parte della “mafietta” Rai, Mediaset o Ministero non lavori». Dichiarazioni al vetriolo che vennero riportate dai maggiori quotidiani e battuto dalle agenzie.
Alla sua età ha scelto di essere presente in lavori di cineasti emergenti. «Mi dispiace per tutti i giovani che lottano per fare film in Italia, capisco quello che passano. La mia politica è questa, io vado in giro per il mondo a fare dei miei film, in Italia vengo per aiutare i giovani. Faccio queste piccole cose, mi diverto e li aiuto. Il cinema vero lo faccio fuori dall’Italia».
E poi giù contro l’avvento della televisione privata che secondo lui ha tagliato le gambe al cinema. «L’Italia è praticamente il paese delle fiction. A me non sono mai piaciute. Mi hanno chiesto di fare “La Piovra” ed “Il Maresciallo Rocca” ma ho rifiutato, la tv non mi è mai piaciuta. Il cinema ha un altro sapore, paghi il biglietto, ti siedi al buio e ti godi il film, la tv è libera a casa quindi vedi un film mentre mangi o sei al telefono, non c’è rispetto del lavoro. La verità è che non esiste più l’industria cinematografica in Italia. Noi avevamo l’industria migliore al mondo negli anni ‘60 e ‘70, avevamo 13 mila sale, dopo l’avvento della tv privata le sale sono diventate 1700».
«Ho avuto la fortuna di lavorare con i più grandi registi al mondo, ma credo che il regista più grande per me è Louis Bonuel. Quando ho diretto dei film mi sono ispirato a lui. Inoltre i migliori registi al mondo sono stati attori, da Charlie Chaplin, Orson Welles, in Italia Vittorio De Sica, Pietro Germi, in America Clint Eastwood, Robert Redford, tutti sono stati prima dei grandi attori e poi grandi registi. Noi attori abbiamo un’esperienza che il regista non ha, perché avendo lavorato con tanti di loro prendiamo qualcosa di ognuno».
Oggi Iris omaggia Franco Nero dalle ore 12.30 a notte inoltrata, con una maratona di sette pellicole che ne ripercorrono la tutt’ora brillante carriera dal titolo “Nero 75″:
- ore 12.30 – “Il pentito”, 1985, di P. Squitieri, con T. Musante, M. von Sydow
- ore 15.00 – “Sequestro di persona”, 1967, di G. Mingozzi, con C. Rampling
- ore 17.00 – “Django 2”, 1987, di N. Rossati, con D. Pleasence
- ore 21.00 – “Vamos a matar compañeros”, 1970, di S. Corbucci, con T. Milian
- ore 24.00 – “Jonathan degli orsi”, 1993, di E. G. Castellari, con J. Saxon
- ore 02.00 – “Il cittadino si ribella”, 1974, di E. G. Castellari, con R. Palmer, B. Bach
- ore 04.00 – “Il cacciatore di squali”, 1979, di E. G. Castellari, con W. Pochath