Massimo Troisi avrebbe spento domani 70 candeline. E proprio nella data della sua nascita, uscirà in anteprima in 100 sale in tutta Italia, il documentario “Laggiù qualcuno mi ama” di Mario Martone. Il regista, che ha presentato ieri il film alla Berlinale, sarà in sala alle ore 20.30 al cinema The Space di Fuorigrotta per salutare il pubblico.
Il docufilm verrà poi distribuito in 500 copie dal 23 febbraio. Tramite contenuti, documenti inediti e le testimonianze di colleghi e amici l’opera – prodotta da Indiana production, Vision distribution e Medusa film in collaborazione con Sky – racconta la genialità e il mito di Massimo Troisi attraverso l’esclusiva ed eccezionale visione del regista e autore napoletano e della compagna di vita e di lavoro Anna Pavignano.
«Questo è il film che non abbiamo potuto fare insieme e ho voluto riportare Massimo sullo schermo», ha raccontato Martone che ha spiegato la genesi del film. «L’idea è nata molto tempo fa, nel 1992 quando ci siamo conosciuti a Montpellier. Pensavo che quello suo fosse un cinema molto bello, al di là che fosse un attore e un comico amatissimo ho potuto montare pezzi dei suoi film e far tornare a vivere il suo cinema sullo schermo. Provo a raccontare perché il suo cinema fosse così bello, a partire dal rapporto con la Nouvelle Vague».
«Massimo era ribelle, aveva un istinto politico a cui è rimasto sempre fedele e nei foglietti che ha lasciato, che ha Anna Pavignano e io ho potuto filmare, ci sono tante riflessioni di quando era giovane anche di carattere politico. Era figlio del tempo e di quella Napoli. In uno dei foglietti teorizza il personaggio che non deve mai piegarsi, mai arrendersi al conformismo e lui è stato sempre fedele a questo: mantenere la schiena dritta, voler fare quello che voleva fare. Come lo è parlare d’amore in senso problematico, interrogarsi sull’amore come qualcosa che appare e scompare, che è difficile da raggiungere».
Si evidenza il rapporto con Napoli, città scomoda, piena di luoghi comuni da cui vuole andare via ma con cui è legatissimo. E la libertà e indipendenza di Troisi, che si vede anche solo nella scelta di scrivere il suo primo film insieme alla ragazza di cui si era innamorato, Anna Pavignano: «Massimo era già un nome, veniva dal successo della “Smorfia” e avrebbe potuto scegliere gli sceneggiatori migliori, e allora ce n’erano di bravissimi, eppure ha deciso diversamente e questo già ti dice della totale libertà cosa che a me piaceva moltissimo».